Quando le Tempeste Tropicali “seccano” l’area Mediterranea

Tempo di lettura:2 Minuti, 4 Secondi

E’ sicuramente strano immaginarsi che una tempesta tropicale possa coinvolgere i processi meteorologici dell’Europa meridionale, e ancora di più se pensiamo che in parte potrebbero essere alla causa della scarsa piovosità del Settembre appena trascorso, in particolare al centro-nord Italia.

Cercherò di spiegarmi meglio, parlando ovviamente dell’atlantico centro-settentrionale:

una tempesta tropicale è una violenta manifestazione atmosferica che quasi sempre viene a crearsi in area equatoriale, a causa della convergenza dei venti alisei.

Questa vaste strutture depressionarie tendono a spostarsi verso W-NW qualora i mari siano adeguatamente caldi, evolvendo talvolta in uragani.

Trovandosi in fascia tropicale il moto di questi sistemi perturbati tende a deviare verso E-NE, andando ad interessare quello che è il flusso atlantico tipico delle aree temperate.

Una vasta depressione a questo punto può richiamare a sua volta strutture depressionarie più vaste, con geopotenziali limitati, come ad esempio il Vortice Polare stesso.

Immaginatevi adesso questo scenario a larga scala: il VP tende a scivolare verso S in pieno oceano atlantico, favorendo rimonte anticicloniche sull’Europa centro-meridionale. 

Se le ampie depressioni atlantiche rimarranno concentrate in pieno oceano avremo dunque prolungate fasi stabili e termicamente anomale per il periodo, con insidiose infiltrazioni instabili in particolar modo al centro-sud Italia, capaci di costruire cicloni mediterraneo e in generale temporali con fenomenologia violenta.


Analisi: Geopotenziali e Pressione al suolo, 15 Settembre 2018

L’evoluzione di queste vaste configurazioni sinottiche può portare in un secondo momento, col lento e progressivo spostamento del flusso atlantico verso E, a una forte convergenza fra masse d’aria di matrice completamente differente in corrispondenza del mar Mediterraneo.

Considerando che il jet stream ad essa associato è alla base della persistenza di correnti calde e umide meridionali, in presenza di ostacoli orografici (es. Appennino ligure e alta Toscana) queste situazioni potranno favorire la formazione di temporali stazionari e potenzialmente disastrosi.

In conclusione: le tempeste tropicali esistono e sono sempre esistite. Tuttavia un clima in continua evoluzione favorirà sempre di più la loro frequenza e persistenza: ecco che tutto questo, collegato ad un vortice polare sempre meno sviluppato, potrebbe favorire le situazioni sopra descritte, specie in Autunno.

Non è solo il mar Mediterraneo dunque a far paura quando diventa un pentolone d’acqua in ebollizione; dobbiamo anche dare un’occhiata fuori dall’Italia, dove il clima, se pur diverso dal nostro, è in pericolosa e continua evoluzione.

Questa analisi merita senza dubbio di essere valutata nel corso dei prossimi anni, per capire (e per quanto possibile ostacolare) l’eventuale comparsa di questi fenomeni.

Autore del Post

Daniel Gialdini

Geologo, Osservatore e Moderatore. Laureato in scienze e tecnologie geologiche. Nutre una grande passione verso le scienze matematiche, fisiche e naturali. Si occupa dei report meteorologici relativi alla Regione Toscana e alla stesura di articoli scientifici relativi alle scienze geologiche.