Tempo di lettura:3 Minuti, 15 Secondi

…del resto Trump è un uomo generoso

Continua la lotta al riscaldamento globale da parte della comunità internazionale per risolvere l’emergenza climatica, fatta eccezione di Trump che compie l’ennesimo passo indietro: la superpotenza USA ha cancellato i limiti di anidride carbonica rilasciata in atmosfera imposti dall’ex-presidente Obama.

Archiviato il Clean Power Plan

l’obiettivo di tagliare entro il 2030 le emissioni di gas serra del sistema elettrico nazionale del 32% rispetto ai livelli del 2005 è stato considerato obsoleto. Per ora non ci sono proposte di un piano alternativo, ma intanto le ripercussioni a livello ambientale ed economico saranno pesanti per il mondo intero, sotto la minaccia di fenomeni meteo estremi, della siccità, della desertificazione, dell’ innalzamento dei mari, con il conseguente inasprimento delle tensioni sociali.

L’impronta storica lasciata da Obama viene cancellata così, in un soffio. Oltre ai tagli delle emissioni, la versione finale del Clean Power Plan conteneva un’altra novità importante: dal 2020 un nuovo meccanismo incentivante sarebbe stato istituito per le rinnovabili; questo per evitare una transizione sbilanciata dal carbone al gas, a sfavore di forme di energia pulita come il solare, l’eolico e il geotermico. Era forte anche la spinta verso una maggior efficienza energetica, con l’obiettivo di tagliare la domanda per un valore corrispondente ai consumi di circa 30 milioni di abitazioni. Un altro vantaggio della transizione energetica avviata da Obama dipendeva dalla una riduzione del 90% (al 2030 sul 2005) delle emissioni di particolato, per ridurre di 3.600 le morti premature dovute all’inquinamento atmosferico.

Per gli Stati Uniti d’America niente di tutto questo è all’orizzonte: l’annuncio ufficiale è stato fatto dal capo dell’Agenzia Federale dell’Ambiente (EPA) Scott Pruitt, noto anche per le sue convinzioni ascientifiche e “negazioniste” del cambiamento climatico. Secondo lui le attività umane non c’entrano nulla con il riscaldamento globale, per cui non val la pena porre limitazioni green alle attività industriali del Paese.

In realtà nessuno sembra essere particolarmente sorpreso: Trump aveva già ordinato a Pruitt una drastica revisione nelle normative ambientali preesistenti per cancellare quelle che denunciava come azioni “distruttrici di posti di lavoro”.

Qualcuno parla di una Nuova Era, quella in cui la guerra al carbone sta per finire, favorendo un ritorno in grande stile delle energie fossili e un abbandono definitivo delle energie rinnovabili. Anche se a ben vedere sembra più un tuffo nel passato: un passato oscuro e arretrato dal punto di vista tecnologico, un passato in cui ci si rifiutava di credere agli scienziati e alla ricerca scientifica.

La decisione sembra ancor più in controtendenza se si analizzano i dati appena pubblicati nel nuovo rapporto dell’International Energy Agency (IEA), che sancisce il boom delle fonti rinnovabili, ormai capaci di assicurare due terzi della nuova potenza elettrica nel mondo, con circa 165 GW installati. C’è da chiedersi, in un contesto in cui per la prima volta gli incrementi del solare fotovoltaico sono stati maggiori rispetto a qualsiasi altra fonte (superando anche la potenza installata del carbone), le decisioni di Trump che fine faranno fare agli USA.

Tutto questo avviene alle porte della prossima Conferenza delle Parti della Convenzione quadro sul Clima dell’ONU, meglio conosciuta come COP23, che avrà sede a Bonn tra il 6 e il 17 novembre. A Trump piacciono i colpi di scena, anche se ormai non stupiscono più, tanto meno sono capaci di fermare il lavoro della comunità internazionale nella lotta la cambiamento climatico, che anzi ha accelerato il passo. L’obiettivo della COP23 è quello di discutere e mettere in pratica l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, raggiunto il 12 dicembre 2015 e siglato da 190 paesi. Il piano d’azione vuole limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C, ben cosciente che il cambiamento climatico sia una questione importante a livello globale con ripercussioni pesanti per tutti.

Tratto dalla pagina Facebook di Serena Giacomin

Autore del Post

Andrea Pardini

Amministratore Fondatore e Developer. Ragioniere, Perito Commerciale e Programmatore Informatico, con la passione per Meteorologia e la Scienza in generale. Attualmente Developer, Marketing e Social Media Manager presso una Concessionaria. Si occupa: del mantenimento della strumentazione e del portale web, stesura di articoli. Partecipa ai progetti: Archivio Eventi Meteo e Tornado in Italia.