Scoperto il Buco Nero più vicino alla Terra

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Come scrive Matteo Miluzio, sulla pagina Facebook Chi ha paura del buio?, di cui alleghiamo il testo di seguito:

E’ stato scoperto il Buco Nero più vicino alla Terra, si trova in un sistema stellare triplo a 1000 anni luce da noi, così vicino che le stelle sono perfino visibili ad occhio nudo nell’emisfero australe!

Scoperto il Buco Nero più vicino alla Terra
Immagine tratta dal post di Chi ha paura del buio?

In realtà il team di scienziati autore della ricerca stava osservando il cielo con uno dei telescopi dell’ESO all’Osservatorio di La Silla in Cile con tutt’altro scopo: uno studio di vari sistemi stellari doppi.

Tuttavia analizzando uno di questi, HR 6819 nella costellazione del Telescopio (manco a dirlo…) ha notato qualcosa di molto particolare: una delle due stelle in realtà orbitava ogni 40 giorni attorno a un TERZO oggetto con una massa almeno 4 volte quella del Sole, totalmente invisibile ai telescopi!

Ma cosa potrebbe avere una massa così grande e non essere visibile? Il candidato è solo uno: un buco nero!

Buchi neri di tale massa prendono il nome di “buchi neri stellari” perchè generati dopo la morte di una stella massiccia oltre 8-10 volte la massa del Sole che esplode come supernova e può lasciare come “residuo” proprio un buco nero.

L’altro fatto straordinario è che questo buco nero non è attivo: siamo abituati a parlare di “disco di accrescimento” quando nominiamo I buchi neri, ovvero quel disco di materiale in rapidissima rotazione attorno al buco nero e che si scalda così tanto da emettere potentissimi getti di radiazione ad esempio nei raggi X, rilevabili poi dal nostro pianeta.

Questo buco nero invece non interagisce con l’ambiente circostante. Se ne sta li, silente, rendendo enormemente difficile la sua osservazione da Terra e rilevabile solo con lo studio delle particolari orbite delle due stelle di questo (ex) sistema doppio, in cui la stella più interna, una stella normale di circa 5 masse solari, orbita attorno al buco nero mentre la terza componente è una stella più distante dalla coppia centrale stella-buco nero.

La scoperta del primo buco nero stellare senza disco di accrescimento è di importanza capitale da un punto di vista astronomico: I modelli di evoluzione della nostra Galassia prevedono la presenza di centinaia di milioni di buchi neri stellari ma fino ad ora se ne erano osservati un centinaio e tutti attivi, ovvero con potenti emissioni nei raggi X causate, appunto, dalla presenza di materiale in orbita attorno al buco nero.

Con questa scoperta abbiamo la conferma dell’esistenza di buchi neri di massa stellare privi del disco di accrescimento che potrebbero colmare quella lacuna tra modelli e osservazioni: se quello osservato nel sistema HR 6819 è il più vicino a noi, potrebbe essere solo la punta dell’iceberg di una immane popolazione di buchi neri stellari nella nostra Galassia, estremamente difficili da rilevare. Questa scoperta, però, potrebbe finalmente dirci dove e come osservarli.

E abbiamo già un altro candidato: il sistema stellare LB-1, un po’ più lontano dalla Terra ma anch’esso probabilmente triplo con un probabile buco nero stellare attorno al quale orbita la stella più interna delle due.

I primi dati indicavano un buco nero possibile di 70 masse solari senza disco di accrescimento, troppo troppo grande per essere spiegato con gli attuali modelli di formazione stellare, mentre un buco nero di dimensioni simili a quello trovato in HR 6819 riconcilierebbe molto bene osservazioni e teoria.

La scoperta di sistemi stellari tripli come questi è importante anche per comprendere il meccanismo di fusione di quei sistemi doppi che rilasciano potentissime onde gravitazionali: la fusione di due buchi neri o di un buco nero e una stella di neutroni.

Alcuni indizi lasciano infatti supporre che simili fusioni avvengano in sistemi stellari tripli, in cui la coppia più interna è formata appunto da due buchi neri o una stella di neutroni e un buco nero mentre l’oggetto più distante, una stella, potrebbe disturbare gravitazionalmente la coppia centrale destabilizzandola e dando così il via alla fusione.

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