I Temporali Rigeneranti alla Base delle Alluvioni Lampo

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Per l’Italia la stagione autunnale è statisticamente la più piovosa. Il transito delle perturbazioni è facilitato dall’abbassamento del flusso atlantico che riesce a entrare alle nostre latitudini senza troppi problemi, generando condizioni atmosferiche che talvolta possono essere anche molto perturbate e quindi determinare precipitazioni intense, capaci localmente di degenerare in alluvioni lampo.

Questo tipo di alluvioni testimoniano l’impatto devastante che il fenomeno meteorologico chiamato in causa, cioè una tipologia di temporale del tutto particolare, può lasciare sul territorio a causa dell’enorme quantità di pioggia che viene riversata su un’area molto ristretta in un tempo limitato, di solito non superiore alle 4-5 ore. Si tratta di un temporale che assume carattere di forte intensità e diventa “rigenerante” perché non si esaurisce nei tempi classici di un suo simile, ma risulta continuamente alimentato come se si innescasse un circuito atmosferico che lo mantiene in vita, rifornendolo continuamente di umidità e creando così i presupposti per avere precipitazioni continue e a carattere di nubifragio.

I fattori che concorrono a formare questo tipo di temporale vanno ricercati a scala sinottica e alla mesoscala, cioè rispettivamente su scale spaziali che sono comprese tra i 1000 e i 10.000 chilometri e tra i 100 e i 1000 chilometri.

I Fattori a Scala Sinottica

La formazione dei temporali rigeneranti è favorito quando si verifica l’ingresso sul Mediterraneo centro-occidentale di un’ampia saccatura di origine nord atlantica, guidata dal transito del ramo principale o secondario della corrente a getto polare (jet stream) lungo i rami discendente e ascendente dell’ampia conca depressionaria presente in quota (figura 1).

Sul ramo ascendente, questa dinamica determina un’intensa avvezione di aria calda proveniente da sudovest che trasporta verso le nostre regioni “vorticità positiva”, cioè le condizioni favorevoli affinché l’atmosfera generi quei moti verticali ascendenti dell’aria che stanno alla base della formazione delle nubi e delle precipitazioni. Il transito del ramo ascendente della corrente a getto complica ulteriormente la situazione perché, per come è strutturato questo flusso in quota che è in fase di accelerazione non appena supera l’asse della saccatura (jet streak), esso funziona come un enorme aspirapolvere che richiama dal basso l’aria invogliandola a salire avvitandosi su se stessa.

Se l’intera struttura evolve molto lentamente verso levante perché, come spesso può capitare in autunno, sull’Europa orientale è presente un campo anticiclonico che frena la sua avanzata (si parla, in tal caso, di “anticiclone di blocco”), allora le condizioni atmosferiche a scala sinottica che sono favorevoli alla formazione del fenomeno possono persistere anche per diverse ore.

I Fattori alla Mesoscala

Per la formazione di temporali rigeneranti è anche necessario avere nei bassi strati una marcata avvezione di aria calda e umida spesso trasportata da una ventilazione di scirocco ben impostata che converge con una massa d’aria proveniente da una diversa direzione e che presenta caratteristiche termodinamiche differenti, come per esempio quella di essere più fredda. L’area in cui le due masse d’aria interagiscono è limitata, tanto che si parla di “linea di convergenza tra masse d’aria diverse” (figura 2): lungo questa linea l’aria più calda si solleva e va ad alimentare le celle temporalesche che proprio lungo questa convergenza hanno modo di svilupparsi, diventano quindi organizzate e assumono la tipica forma di V se viste dal satellite.

Se il vento in quota trasporta poi le nubi temporalesche verso l’interno di una regione che ha alle spalle una catena montuosa, allora al sollevamento dinamico innescato dalle condizioni a scala sinottica e dalla convergenza si somma anche quello forzato dall’orografia (stau) e le precipitazioni diventano più intense. La stagione autunnale è quella più critica per la formazione di questo tipo di fenomeno perché la quantità di vapore acqueo che va ad alimentare questo tipo di sistemi temporaleschi è più abbondante in quanto proviene anche da un bacino del Mediterraneo ancora caldo e quindi in grado di rilasciare più contenuto di umidità in atmosfera.

Tra l’altro, un’atmosfera ancora relativamente calda come è quella autunnale è in grado di accumulare più vapore acqueo per la legge fisica di Clausius-Clapeyron (una massa d’aria avente una temperatura di 5 °C può contenere al massimo 5.4 grammi di vapore acqueo per chilogrammo di aria secca; a 15 °C il contenuto è doppio) e di conseguenza è più probabile che in questo periodo le precipitazioni diventino più abbondanti quando le condizioni atmosferiche lo permettono.

L’intreccio di questi fattori può quindi portare ad avere un’alluvione lampo. Se la saccatura evolve molto lentamente e se quindi anche alla mesoscala la linea di convergenza rimane quasi stazionaria insistendo sempre sulla stessa zona, allora il temporale intenso e organizzato diventa anche persistente e quindi concentra le precipitazioni a carattere di nubifragio sempre sulla stessa area: la durata del fenomeno può arrivare anche a 3-5 ore. “Temporali intensi, organizzati e persistenti” è la descrizione di un fenomeno che, se letta in un bollettino meteo, deve fare drizzare le antenne.

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