Come sono fatte le gocce di pioggia?

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Molti di voi avranno sicuramente pensato alla classica “forma di lacrima”, tonde sul fondo e più strette verso la cima, state sbagliando! Le gocce di pioggia, variano in base alla loro dimensione, le più piccole sono quasi sferiche, quelle più grandi somigliano a frittelle e quelle di grandi dimensioni somigliano a un paracadute.

Il diametro delle gocce di pioggia è mediamente di qualche millimetro e può raggiungere il valore massimo di 7 mm, anche se alcuni scienziati dell’Università di Washington potrebbero aver misurato la più grande, di ben 8,8 millimetri, originata da cumulonembi tropicali. Quando le goccioline hanno invece dimensioni inferiori a 0,5 mm, la precipitazione prende il nome di pioviggine.

Una volta si riteneva che il processo d’ingrossamento delle gocce avvenisse per semplice unione, o coalescenza, delle goccioline delle nubi. È stato però calcolato e dimostrato che con un simile meccanismo la condensazione e l’ingrossamento sono molto lenti e si può avere solo la formazione di gocce con dimensioni non superiori a qualche centesimo di mm, cioè si può avere solo la pioviggine come in effetti accade quando si verifica la persistenza di nubi stratiformi dense. Attualmente si ritiene che la genesi della pioggia si possa spiegare con due processi diversi, uno caratteristico delle nubi cumuliformi, l’altro delle nubi stratiformi.

Nel primo tipo di processo è necessaria la presenza nella nube di un certo numero di grosse gocce, aventi dimensioni dell’ordine del centesimo di mm, formatesi intorno a nuclei di condensazione igroscopici. Queste gocce, spinte in alto dalle correnti ascensionali interne alla nube vengono in collisione con le altre goccioline inglobandole; aumentano così di dimensione fino a raggiungere il peso sufficiente a vincere la corrente.

Nella caduta collidono con altre gocce e si ingrossano ulteriormente. Alcune di queste gocce diventano instabili e si dividono in gocce più piccole che rinnovano il processo iniziale. Si verifica pertanto un aumento progressivo di gocce grosse capaci di precipitare dando la pioggia.

L’altro processo richiede invece la presenza nelle nubi stratiformi di cristalli di ghiaccio e di un numero elevato di gocce sopraffuse, cioè costituite da acqua a temperatura inferiore a 0 ºC ma non congelata. In queste condizioni i cristalli di ghiaccio tendono ad assorbire le gocce sopraffuse e diventano abbastanza grandi da cadere attraverso la nube. Nella caduta si staccano frammenti di ghiaccio intorno a cui si formano nuovi cristalli: in breve tempo la nube diventa costituita in prevalenza da cristalli di ghiaccio. Questi cadendo danno origine a fiocchi di neve che incontrando strati d’aria superiori a 0ºC si fondono e giungono al suolo come pioggia.

Quanto è Acida la pioggia?

In genere la pioggia ha un pH al di poco inferiore a 6, ossia debolmente acido, ma in alcuni casi, specie in aree desertiche il pulviscolo atmosferico contiene sostanze con concentrazione elevata di bicarbonato di calcio da riuscire a bilanciare l’acidità della precipitazione, rendendola neutra o alcalina.

Fonti di riferimento [Manuale di Meteorologia, Wikipedia]

Autore del Post

Andrea Pardini

Amministratore Fondatore e Developer. Ragioniere, Perito Commerciale e Programmatore Informatico, con la passione per Meteorologia e la Scienza in generale. Attualmente Developer, Marketing e Social Media Manager presso una Concessionaria. Si occupa: del mantenimento della strumentazione e del portale web, stesura di articoli. Partecipa ai progetti: Archivio Eventi Meteo e Tornado in Italia.