Corrente del Golfo in forte crisi: quali conseguenze per l’Italia?

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Secondo quanto riportato questa mattina da INGVambiente, la circolazione nell’Oceano Atlantico, alla base della Corrente del Golfo (il sistema meteorologico che porta un clima caldo e mite in Europa) è al suo livello più debole considerando l’ultimo millennio.

Il cambiamento climatico ne è la causa più probabile. Questo è quanto riportato da un recente studio pubblicato su Nature che ha visto la collaborazione di scienziati irlandesi, britannici e tedeschi.

Corrente del Golfo in forte crisi: quali conseguenze per l'Italia?

I ricercatori hanno analizzato le informazioni provenienti da archivi naturali (come sedimenti oceanici o carote di ghiaccio) risalenti a molte centinaia di anni fa per ricostruire la storia del flusso dell’Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC).

Gli scienziati affermano che un ulteriore indebolimento dell’AMOC potrebbe provocare un numero maggiore di tempeste sull’Europa settentrionale, in particolare sulle isole britanniche, un calo generale della piovosità media e un aumento delle ondate di calore e di siccità sull’Europa meridionale.

L’AMOC è uno dei più grandi sistemi di circolazione oceanica del mondo, trasporta l’acqua calda superficiale dal Golfo del Messico verso il nord Atlantico, dove si raffredda e diventa più salata fino a quando non affonda a nord dell’Islanda, che a sua volta attira più acqua calda dai Caraibi.

Questa circolazione è accompagnata da venti che contribuiscono anche a portare un clima mite e umido in Irlanda, nel Regno Unito e in altre parti dell’Europa occidentale.

I ricercatori prevedono che l’AMOC si indebolirà ulteriormente se il riscaldamento globale continuerà ad aumentare e potrebbe ridursi da circa il 34% al 45% entro la fine di questo secolo. Questo potrebbe portarci ad un “punto di non ritorno” in cui il sistema potrebbe diventare irrevocabilmente instabile.

Quali conseguenze sono attese per la nostra penisola?

E’ ovvio che la tendenza principale è quella di un calo della piovosità associato ad un sempre più frequente sollevamento dell’anticiclone africano. L’aumento medio delle temperature favorirebbe inoltre un incremento della probabilità di fenomeni estremi durante la stagione estiva.

Va aggiunto che nella stagione invernale sarebbero maggiormente favorite le irruzioni fredde e secche da NE, anche se di breve durata, rispetto alle irruzioni fredde di matrice polare-marittima. Si tratta chiaramente di una tendenza che andrà verificata nel corso dei prossimi anni.

Per approfondimenti: https://buff.ly/3bKppJ1

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Autore del Post

Daniel Gialdini

Geologo, Osservatore e Moderatore. Laureato in scienze e tecnologie geologiche. Nutre una grande passione verso le scienze matematiche, fisiche e naturali. Si occupa dei report meteorologici relativi alla Regione Toscana e alla stesura di articoli scientifici relativi alle scienze geologiche.